2007/07/20

Siamo tutti uguali

Questa è un'affermazione che ricorre molto spesso.
Se fosse solo una constatazione di uno stato di cose non sarebbe male.
Il problema è che invece questa affermazione diventa una specie di postulato, attorno al quale far crescere una serie di teoremi.

Si parla quindi di una scuola che debba far diventare tutti uguali, di una società in cui idealmente tutte le persone dovrebbero essere intercambiabili.
Ma anche considerando solamente l'offerta di pari opportunità, a me sembra che ci sia qualcosa che tocchi.

La biologia ci ha insegnato che, no, non siamo tutti uguali
Ad esempio le persone di origine africana possono ricevere trattamenti medici validi solo per il loro gruppo umano.
Curioso, eh?

Secondo me non c'è proprio niente da aver paura.
Del resto, perché stracciarsi le vesti per la diminuzione della biodiversità sul pianeta e poi rimanere shockati quando si scopre una biodiversità maggiore di quella che si credeva all'interno della razza umana?

Personalmente non trovo imbarazzante essere diverso dagli altri, anzi!
Delle due troverei estremamente deprimente scoprire di essere del tutto simile agli altri. Mi sembrerebbe di trovarmi in un brutto romanzo di fantascienza in cui tutti girano vestiti con tute grigie...

Eppure questo tipo di visione sembra esercitare un fascino inquietante sulla maggior parte delle persone che mi circondano.
Probabilmente è un problema di fragilità, per cui ci si sente più a proprio agio pensando di appartenere ad un gruppo.

Bhe, questo posso sopportarlo.
Altra cosa è quando le persone intorno a me partono dal principio del "tutti sono uguali" per imporre una uguaglianza dove evidentemente non c'è.

Gli esempi che mi vengono in mente sono tanti e corro il rischio di scrivere troppo
Diciamo che oggi mi focalizzerò su uno di questi, che riguarda l'insegnamento scolastico.

Una cosa che tutti danno per assodato nell'ordinamento scolastico italiano è la presunta uguaglianza nell'insegnamento.
Nessuno deve essere trattato in modo diverso, perché siamo tutti uguali.
Il problema è che questa affermazione è falsa e una scuola basata su questo falso presupposto danneggia sia i migliori che i peggiori, spingendo tutti nella mediocrità che nasce dalla sfiducia di chi sa di non potercela fare e dalla frustrazione di chi si annoia. perché potrebbe fare molto più di quello che viene costretto a fare.

Da qualche parte della cultura italiana c'è stato uno shock, chiamato "classi differenziali".
Da allora qualsiasi tentativo di rendere più flessibile l'insegnamento è stato vissuto come un incubo.

Curiosamente non è vissuta male l'esperienza di chi potrebbe arrivare ad un livello di cultura degno, se solo si rispettassero i suoi ritmi.
Ma siamo tutti uguali, quindi se un alunno non riesce come il migliore della classe, è sicuramente colpa sua: non vuole studiare!
Non possiamo però bocciarlo, quindi lo si fa comunque passare ad una classe successiva, in cui si sentirà ancora più fuori posto e in cui avrà risultati ancora peggiori.

Ma mai, assolutamente dovranno esistere corsi calibrati: siamo tutti uguali!

Nessun commento: