2007/07/20

I conti in tasca

Ho letto che Piergiorgio Odifreddi stima a nove miliardi di euro la cifra che ogni anno lo Stato italiano versa al Vaticano.
A questa enormità vanno aggiunti i generosi versamenti a cura delle regioni, delle province, dei comuni e persino dei singoli quartieri.

Il pensiero di questa massa di denaro sottratta alla società civile ha continuato a girarmi nella testa per diversi giorni.
All'inizio pensavo solo a quanto i cittadini italiani avrebbero risparmiato in tasse, poi ad un certo punto ho avuto un sussulto: ho realizzato che ciò che stava succedendo era in realtà ancora più grave.

Se un politico corrotto o un mafioso rubano miliardi di euro, questo denaro, bene o male, viene speso in Italia e torna in circolazione partecipando alla ricchezza totale del paese.
Il Vaticano però spende almeno una parte di questo denaro all'estero, per pagare gli stipendi dei sacerdoti e per la costruzione di chiese. Il danno che viene portato alla nostra società è quindi duplice: il primo è quello di rubarci dei soldi dalle tasche, l'altro è quello di esportare all'estero capitali, che non potranno mai più essere recuperati e rendendo di fatto più povero il nostro paese.

Non voglio dire che siamo passati dal miracolo economico del dopoguerra alle attuali condizioni di disagio per colpa unicamente del Vaticano, ma che quest'ultimo abbia dato graziosamente una mano.

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